Brandon l’americano
In questa terza avventura vi racconterò di quando il Sig. Pippo mi scambiò per un americano.
Ma prima della storia in sé, devo fare per forza una riflessione sul rapporto che il catanese medio ( non solo il sig. Pippo) ha con i nomi di persona.
Si sa che a Catania la scelta del nome di persona è una cosa molto delicata e importante.
Una buona parte della popolazione, soprattutto nelle aree centrali della città, ha sviluppato negli ultimi anni l’usanza di utilizzare nomi fantasiosi, ma soprattutto nomi utilizzati all’estero, per chiamare la progenie.
Ma perché?
Perchè ha così tanta voglia di chiamare il proprio figlio con un nome NON tipico del luogo in cui vive?
A mio personalissimo avviso, il catanese medio soffre di una sindrome unica nel suo genere, per cui si sente sempre in qualche modo inferiore o meglio non trattato allo stesso modo rispetto all’italiano dello stivale.
Nonostante questo, tuttavia ostenta una sicurezza di sè invidiabile e si comporta molto spesso come fosse il più “sperto” e il più intelligente di tutti.
Forse per questo motivo, nomi come Deborah, Kevin o Chantal, danno l’idea di modernità e di internazionalità, spesso associata a paesi invidiati e lontani anni luce dalle usanze nostrane.
Chiamare il proprio figlio con un nome “esotico”, conferisce in qualche inspiegabile modo un senso di appagatezza e forse un’illusione di far parte di uno di questi paesi.
Ma veniamo al nocciolo della vicenda
Mio figlio Brandon
Vi racconto oggi di quella volta in cui mi recai dal sig. Pippo per la prima volta e mi presentai come Brandon.
“Miii bella attività ti sperimentasti, è bella perché non ci avevo mai pensato, mia nipote ora deve partire, ma lei sta andando a Londra non dalle tue parti”
“In che senso signore?”
“…e certo non va mica ndelle americhe, docu è troppo luntanu”
“Sicuramente l’America è un po’ più lontana, ma cosa intende con le mie parti?”
“Come cosa intendo, tu non si americanu?
“Mmm veramente no!”
“A comu no? Non ti chiami Brandon? Allura si americanu”
“Ahahah si il mio nome è Brandon, ma non sono americano, sono di Catania”
“Ma sei serio? Non può essere, tu sei americano!!”
Il Sig. Pippo non si dava pace e quasi pretendeva che ammettessi di essere americano, fino a quando il colpo di genio.
“Ahhhh allora sei come a quelli che gli mettono il nome americano a suo figlio per fare finta di essere chiù spetti, hai il nome finto”
A questo punto mi si posero due alternative.
La prima era quella di dover spiegare che il mio nome è quello di un’azienda che si ispirava al personaggio del famoso telefilm anni 90’ di Bervely hills – 90210.
La seconda era di assecondarlo, spiegare che aveva ragione e che come molti altri, i miei genitori mi avevano messo questo nome, ma che ero comunque di Catania – 95100.
Naturalmente pensando alla difficoltà che avrei incontrato con la prima opzione, pensai di assecondarlo, così facendo il sig. Pippo se ne fece una ragione.
Probabilmente, ora a Catania City un nuovo nome esotico prenderà piede. Mio figlio Brandon, suona proprio bene.
Colpa mia.